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Non c'è nulla di più certo e immutevole che l'incertezza e il  | Vantaggio Sleale - Investing e Trading

Non c'è nulla di più certo e immutevole che l'incertezza e il cambiamento (J.F. Kennedy).
 
Giornata fitta di dati quella di oggi. Si comincia con il tasso di disoccupazione della Germania di luglio alle 9:55 (stima 5,3%, invariato rispetto a giugno) e PIL sempre della Germania del 2Q alle 10:00 (stima 0,1%, contro 0,2% del 1Q22), PIL dell’Europa YoY del 2Q (stima 3,4% contro 5,4% del 2Q21) e i prezzi al consumo dell’Europa YoY di luglio (stima 8,7% contro 8,6% di giugno) entrambi alle 11:00, PMI Chicago di luglio alle 15:45 (stima 55,4 punti contro 56 di giugno) e fiducia dei consumatori Università del Michigan di luglio alle 16:00 (stima 51,1 punti contro 50 di giugno). Alla fine la FED ha alzato i tassi di ulteriori 75 bp (un quarto di punto lo aveva fatto in marzo, mezzo punto in maggio e tre quarti di punto in giugno) portando il costo del denaro in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%. Il progressivo appiattirsi della curva dei rendimenti segnala da tempo una recessione (si tratta di capire quanto profonda e lunga possa essere) che Powell non esclude, pur non prevedendola. Intanto il dato del PIL del 2Q di ieri parla chiaro: -0,9% contro stime del +0,5% e dopo la flessione dell’1,6% del 1Q. Quindi, gli USA sono in recessione, tecnica finchè si vuole, ma recessione. Se questa dovesse rivelarsi maggiore quella programmata (e i segnali ci sono tutti), non è detto che a settembre scatti un nuovo aumento (whatever it takes?) e nei trimestri successivi i tassi avrebbero maggiori probabilità di essere tagliati che non alzati. Vedremo.
 
Intanto l’economia mondiale segna il passo. L’Ocse ha tagliato le stime per il 2022 e 2023 di un punto e mezzo (al 3%) e alzato quelle dell’inflazione all’8,5%: si può certamente affermare che la guerra in Ucraina è una palla al piede per la crescita e benzina (è il caso di dirlo) per l’inflazione del mondo. Nel medio termine, le preoccupazioni dell'OCSE riguardano uno stop completo delle esportazioni di energia dalla Russia all'Europa, i cui negativi effetti sarebbero fortemente amplificati se nel frattempo il passaggio a fonti energetiche alternative non fosse maturo e sostenuto dalla costituzione di sufficienti scorte. Dello stesso avviso il FMI, che vede un’inflazione che potrebbe rimanere elevata se il mercato del lavoro resta in tensione, oppure le aspettative per il futuro si slegano da quelle che sono le indicazioni delle banche centrali, con la seria prospettiva che il costo complessivo per raffreddare l’economia salga ancora di più. Il fatto che le condizioni finanziarie globali si stanno restringendo potrebbe inoltre far crescere la pressione sul debito dei paesi emergenti e in via di sviluppo. Ancora, la crescita dei prezzi dell’energia e del cibo potrebbe far esplodere l’insicurezza alimentare a livello globale e con essa forti proteste, così come la frammentazione geopolitica è un muro per il commercio e la cooperazione globali (fine della globalizzazione ?).
 
E gli investimenti? Quale miglior consigliere dell’oracolo di Omaha, che non sembra spaventarsi nemmeno di fronte ad una economia che sembra orami di guerra. Anzi, come noto, il fatto che i mercati siano molto cinici, apre diverse opportunità di investimento. Secondo Buffett, l’ultima cosa da fare è detenere denaro durante un’economia di guerra. In altre parole, è meglio privilegiare gli investimenti in beni reali e azioni del comparto energetico, nell’oro e materie prime. Il suo ragionamento si basa su questa analisi: durante la Seconda Guerra Mondiale, il mercato azionario è avanzato e il mercato azionario avanzerà nel tempo. Le aziende americane varranno più soldi, i dollari varranno meno (l’inflazione mangia il potere d’acquisto), quindi sarà molto meglio possedere risorse produttive nei prossimi 50 anni, piuttosto che possedere pezzi di carta.
 
Buffett suggerisce di investire in aziende che hanno un vantaggio competitivo stimato per un lasso di tempo ragionevolmente ampio. Il suo segreto, se così si può chiamare, è la grande capacità di fare analisi sul lungo periodo.