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Analisi di mercato 21.09.22 Come avevamo ipotizzato sabato, | Bitcoin Facile

Analisi di mercato 21.09.22

Come avevamo ipotizzato sabato, i mercati azionari hanno trascinato verso il fondo anche Bitcoin che lunedì si è avvicinato ai minimi di giugno, per poi rimbalzare fino alla zona $19K, dove la principale criptovaluta è scambiata al momento della pubblicazione.

Capitalizzazione di mercato $925 miliardi, indice di BTC dominance 39,4%.

I mercati azionari stanno scontando un inizio di settimana terribile, con il NASDAQ che ieri ha perso lo 0,95% e l'S&P 500 l'1,13% chiudendo a 3855 punti.

L'indice del dollaro è stabilmente a ridosso dei massimi a 110 punti, mentre il petrolio WTI è ancora nell'area di supporto 80 dollari al barile.

L'inflazione alla produzione in Germania ha nuovamente stabilito un record, + 7,9% mensile e 45,8% su base annuale. Tali cifre non si registravano dalla fine della seconda guerra mondiale e solo durante la Repubblica di Weimar negli anni '20 del secolo scorso ci sono stati livelli più alti.

Il cambio euro dollaro è andato ancora una volta sui minimi, favorendo la forza del dollar index.

Infatti l'indice dei prezzi alla produzione è un indicatore che anticipa le future tendenze dell'inflazione e i dati usciti ieri in Germania mostrano come i prezzi nella principale economia europea siano in una fase di crescita attiva che non accenna a rallentare.

La componente principale dell'inflazione in Europa è quella dei prezzi energetici (diversamente dagli USA dove l'inflazione è guidata dal classico aumento della domanda di beni e servizi), quindi non si può pensare di sconfiggerla alzando i tassi d'interesse nell'eurozona, con la controindicazione di aumentare anche il carico del debito di Italia, Grecia e degli altri paesi europei ad alto debito pubblico.

Ma alla fine i falchi indurranno la BCE a proseguire nel percorso dell'aumento dei tassi, sperando almeno che ciò dia ossigeno all'euro e favorisca importazioni a costi più ragionevoli per gli Stati membri (al momento le principali commodities sono denominate in dollari, dunque oltre alle materie prime i paesi UE importano anche inflazione a causa della svalutazione della moneta unica).

Il rischio concreto per l'Europa, che sta affrontando una pressione inflazionistica senza precedenti e una chiara stagnazione economica, è quello di avvitarsi in una stagflazione endemica.

Sul fronte Stati Uniti lo scenario è decisamente migliore.

La strategia per rafforzare lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale a discapito delle altre valute regionali e locali, sta funzionando egregiamente.

Inoltre anche l'inflazione sta rallentando, grazie alle materie prime interne e al dollaro (anche se il CPI core di agosto ha mostrato una domanda ancora forte).

Oggi ci sarà la tanto attesa decisione sui tassi d'interesse dei Fed funds e la successiva conferenza stampa.

Lo scenario più realistico è quello di un aumento dello 0,75%, ma c'è molta attesa anche per la successiva conferenza stampa di Powell che darà indicazioni sull'atteggiamento della Fed nel quarto trimestre.

Scenario positivo: rialzo dello 0,75% e commenti neutri.

Negativo: rialzo dello 0,75% e conferma della politica monetaria restrittiva per combattere l'inflazione ad ogni costo.

Molto negativo: hike dell'1%

Penso che anche nello scenario peggiore, l'S&P 500 non andrà oltre i minimi di giugno nella regione 3600 punti, a meno di novità geopolitiche particolari (oggi Putin ha annunciato la mobilitazione parziale del paese, che gli consentirà di coscrivere migliaia di nuovi soldati).