Get Mystery Box with random crypto!

Ieri le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione s | Vantaggio Sleale - Investing e Trading

Ieri le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione sono risultate più basse delle aspettative (191k contro 197 attese) e di quella della scorsa settimana, pari a 192k. Economia USA che continua quindi a creare posti di lavoro e sembra ben lungi dal rallentare.
L’intervento del presidente della BCE, intervenuta mercoledì scorso alla conferenza “The ECB and its Watchers XXIII”, non è stato particolarmente denso di novità per i mercati. La Lagarde si è infatti limitata a ribadire che l’area euro è stata colpita da uno shock inflazionistico che si sta trasmettendo all’economia e che l’inflazione complessiva segnerà probabilmente una brusca flessione quest’anno, per effetto del calo dei prezzi dell’energia e dell’allentamento delle strozzature dell’offerta, ma la dinamica dell’inflazione di fondo rimane vigorosa. Nulla di nuovo quindi.

Così come nulla di nuovo è stato detto circa il percorso futuro della politica monetaria. Dopo aver ricordato che l’aumento complessivo dei tassi negli ultimi 12 mesi è stato di 350 bp (mai successo nella storia europea), non si è però chiesta per quale motivo dopo il forte aumento invece di scendere l’inflazione ha continuato a crescere.



E proprio da questa considerazione partono le incertezze dei mercati: se la BCE ha tutti gli strumenti a disposizione per raggiungere la stabilità dei prezzi (come ha più volte sostenuto la Lagarde) e questi continuano a risultare instabili, i casi sono tre: o gli strumenti a disposizione non funzionano, o non sono ancora stati usati, oppure sono stati usati male. A distanza di un anno dai primi aumenti, l’ipotesi dello sfasamento temporale degli effetti della politica monetaria non sta tanto in piedi.



Le previsioni di inflazione della BCE la collocano al 2,1% nel 2025, con una revisione al ribasso rispetto alle precedenti proiezioni formulate in dicembre. Ma probabilmente nemmeno alla BCE ci credono, visto che sottolineano che l’intervallo di confidenza attorno a queste previsioni è “insolitamente ampio”. Che detto in altri termini significa che potrebbe risultare decisamente più elevata.



Nonostante il calo dei prezzi dell’energia comporti un’attenuazione della principale determinante di inflazione, i prezzi dei beni (energetici e non) importati continuano a rimanere elevati (la deflazione non si vede) e in ulteriore crescita, minando alla radice la disinflazione in tutti i settori economici. Se la domanda aggregata aumentasse dagli attuali livelli compressi, si potrebbe anche osservare una sorta di scambio di ruoli tra le pressioni sui prezzi all’importazione e quelle sui prezzi interni, per cui le spinte sui prezzi resterebbero nel complesso elevate. E quindi difficilmente la dinamica inflattiva risulterebbe in attenuazione.



Detto questo, è chiaro che la politica monetaria deve essere orientata al futuro, dato lo sfasamento temporale che caratterizza la sua trasmissione e che la futura traiettoria dei tassi dipenderà dal riscontro o meno nelle previsioni di una convergenza durevole dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% e da quanto questa viene ritenuta affidabile. La domanda è quali condizioni economiche ci saranno in Europa nel momento in cui l’obiettivo verrà raggiunto, soprattutto alla luce della costante flessione dei salari reali.



La domanda è strettamente correlata ad un’altra, ovvero dove si fermerà la stretta della BCE? Abbiamo provato a fare delle ipotesi.