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È il network che garantisce reale decentralizzazione a oggi è solo il Bitcoin core.

Adesso analizziamo le prospettive per il 2023.

Ragionevolmente il primo semestre risentirà delle scorie e degli strascichi che hanno caratterizzato il 2022, con il rischio tutt'altro che residuale che le politiche restrittive di tutte le principali banche centrali inneschino una recessione globale (addirittura a dicembre 2022 anche la Bank of Japan ha iniziato a indebolire la sua politica monetaria accomodante).

La situazione in Europa è totalmente diversa rispetto agli Stati Uniti, infatti mentre la Fed è ormai vicina al suo terminal rate (nella peggiore delle ipotesi c'è ancora un margine di 75 punti base), la BCE ha già annunciato che andrà avanti ancora a lungo nel percorso di rialzo dei tassi.

Non entro nel merito nell'opportunità di una simile strategia (a mio avviso non ha senso alzare aggressivamente i tassi d'interesse in Europa dato che l'inflazione è sul lato offerta, mentre bene ha fatto la Fed visto che quella americana è la classica inflazione da domanda).

E proprio a causa di questa dinamica, assegno maggiori probabilità di finire in recessione all'Europa piuttosto che agli Stati Uniti, i quali sono ancora in partita per raggiungere l'obiettivo di un atterraggio morbido per l'economia al termine del ciclo di rialzo dei tassi.

In ogni modo, non possiamo escludere a priori l'eventualità che anche la Fed abbia calibrato male la sua politica (overtightening), finendo così per causare una recessione negli Usa.

Dunque dobbiamo programmare una strategia che ci consenta di proteggere i nostri portafogli anche nello scenario peggiore di un contesto macro anti-ciclico, scegliendo correttamente timing e tipologia di asset.

In merito al timing credo che il faro da seguire sia, parafrasando una recente nota di BofA, "the last hike" ossia l'ultimo rialzo dei tassi dei Fed funds prima della pausa.

In tale ambito, gli incontri del FOMC decisivi saranno quelli di inizio febbraio e di fine marzo, dove ragionevolmente la Fed raggiungerà il suo terminal rate (hike dello 0.25% a febbraio e 0.25% marzo, oppure 0.50% febbraio e 0.25% marzo).

Una volta stabilito il timing, dobbiamo passare all'analisi degli asset e ho individuato 3 tipologie di asset class come protezione anti-ciclica: titoli di stato americani di breve durata (1-2 anni), oro (e argento) e azioni value (società solide e strutturate che pagano alti dividendi).

Naturalmente l'idea di finanziare lo zio Sam non mi fa impazzire, soprattutto alla luce della strisciante guerra commerciale che gli Stati Uniti stanno conducendo contro l'Unione Europea (non lo dico io, ma negli ultimi mesi ne hanno discusso nell'ordine il ministro dell'economia tedesco, il presidente francese e il ministro Giorgetti).

Tuttavia in caso di turbolenze economiche, avere in portafoglio buoni del tesoro americani che pagano interessi del 4,5% ha un suo perché (a proposito, questo è uno dei motivi della crisi di liquidità e dell'implosione che sta affliggendo molte piattaforme crypto di lending: perché devo depositare stablecoin o valute fiat su una piattaforma crypto per avere un 5% di interessi, quando posso avere le stesse condizioni da una delle controparti più affidabili al mondo?).

Inoltre nel momento in cui la Fed inizierà il suo ciclo di taglio dei tassi, quei buoni del tesoro acquisteranno enorme valore grazie al drastico calo dei rendimenti e si potranno rivendere anche prima della scadenza, generando così un'ottima plusvalenza.

Lo stesso discorso vale per l'oro e le azioni di società selezionate.

Ovviamente, come abbiamo detto in precedenza, non è detto che l'economia mondiale piombi in recessione e, in caso di atterraggio morbido, agli asset di cui sopra potremmo serenamente aggiungere un paniere di azioni "growth", magari selezionando un buon ETF (S&P 500 equal weight è perfetto per lo scopo).

E bitcoin?

Naturalmente in caso di grave recessione globale Bitcoin risentirà negativamente del contesto, così come tutti gli asset ciclici.