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Gli ultimi messaggi 41

2022-09-05 09:51:44 Oggi, Lunedì 5 settembre 2022 borse chiuse a causa del Labor Day:
  New York Stock Exchange (NYSE)
  NYSE MKT (AMEX)
  NYSE Arca
  NASDAQ
  CBOE
  CME (aperto fino alle. 19:00 CET)
  Toronto Stock Exchange
  Toronto Venture Exchange
  Canadian Securities Exchange

Cambiano i governi niente cambia lassù, svalutation (A. Celentano).
 
PMI composito dell’Europa di agosto in uscita alle 10:00 (stima 49,2 punti contro 49,9 di luglio), vendite al dettaglio di luglio Europee di luglio alle 11:00 (stima +0,4% contro -1,2% di giugno). La disoccupazione USA ha fatto segnare venerdì scorso un incremento al 3,7% (dal 3,5%), riteniamo quale primo effetto del calo del PIL dei primi due trimestri, dovuto alla stretta monetaria. Parallelamente sono stati creati meno posti di lavoro (315k) rispetto a quelli previsti (318k). I mercati l’hanno presa bene, complice anche la frenata del prezzo del gas in vista della ripresa del flusso di gas Russo verso l’Europa (parzialmente gelata dalle dichiarazioni di Gazprom) e la crescita della partecipazione al lavoro che risulta di solo 1 punto percentuale al disotto del febbraio 2020. Dati, questi che farebbero propendere per una FED meno aggressiva del previsto. Chiaro che ora diventa strategico, come abbiamo più volte messo in luce, il dato sull’inflazione atteso per il prossimo 13 settembre. Alla luce della distensione delle catene di approvvigionamento, responsabili per il 2,5% - 3% della crescita dei prezzi e della riduzione del tasso di crescita dei consumi privati, è possibile che l’inflazione di agosto possa scendere al di sotto dell’8,5% registrato in luglio (8,1% la stima media di consensus). Anche se le attese dovessero essere corrette, non riteniamo che la flessione possa essere sufficiente per consigliare Powell ad alzare i tassi di 50 bp invece che 75 bp (piu volte ha ricordato, l’ultima a Jackson Hole, che la lotta all’inflazione è la priorità numero uno). Vedremo. 
 
Nella settimana che si apre l'attenzione dei mercati è concentrata sulla BCE, che giovedì 8 settembre (data storica per l’Italia) annuncerà il rialzo dei tassi che, alla luce delle dichiarazioni dei membri del direttivo e dell’accelerazione oltre il consenso di mercato dell’inflazione in Eurozona ad agosto (9,1% da 8,9%) sono attesi crescere di 75pb. Al di là dell’aumento, scontato dai mercati, gli operatori cercheranno di capire il grado di preoccupazione della BCE per la dinamica inflattiva, all’interno di un quadro complessivo in cui gli indicatori anticipatori segnalano un deciso rallentamento della crescita economica nei prossimi mesi. Difficile scelta quella della BCE, sempre più stretta tra il rigore a tutti i costi invocato dalla Germania che sperimenta l’inflazione più alta degli ultimi 70 anni, e manovre meno rigoriste al fine di smorzare quanto più possibile una recessione che si annuncia lunga e profonda. Vedremo. 
353 viewsedited  06:51
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2022-09-01 21:02:46 Ma perché l’inflazione non scende, nonostante gli aumenti dei tassi e gli annunci di una politica monetaria ulteriormente restrittiva? Vista la diversità delle cause tra le due sponde dell’Atlantico (più da costi in Europa e più da domanda negli USA), le ricette per ridurla dovrebbero essere parzialmente diverse. Esistono tuttavia azioni comuni che possono essere messe in campo. La prima è quella di implementare una politica di controllo dei prezzi di alcuni beni e servizi strategici (p.e. sul prezzo del gas). Un’altra possibile soluzione è la tassazione sugli extra-profitti in alcuni settori, come quello dell’energia e l’utilizzo del gettito per ridurre i prezzi pagati dai consumatori. Dell’una e dell’altra azione se ne parla da tempo, ma di fatto ancora non sono state messe in campo. Questo è uno dei motivi per i quali la crescita dei prezzi non si arresta. Vengono curati i sintomi, ma non le cause che tengono elevata l’inflazione, nella speranza che primo o poi la recessione aiuti a far guarire il paziente.
 
Secondo la teoria economica, ci sono due leve che possono essere manovrate contro l’inflazione: quella della politica monetaria e quella della politica dei redditi. Nel primo caso la banca centrale può ridurre la moneta in circolazione, per esempio aumentando i tassi di interesse ufficiali, innalzando il coefficiente di riserva obbligatoria, vendendo di titoli di Stato. Nel secondo caso, secondo Keynes occorre invece agire sulla politica dei redditi cercando di non aumentare i salari che alimenterebbero i consumi sostenendo per questa via la crescita dei prezzi (certo, da un punto di vista politico, occorre una forte coesione sociale).
 
Anche la politica fiscale, oltre a quella monetaria, può avere un forte impatto sull’inflazione. Per esempio, una diminuzione della tassazione delle imposte indirette (IVA) genera una riduzione dei prezzi, mentre una flessione delle imposte dirette (IRPEF) aumenta il reddito disponibile. Per ridurre l’inflazione occorrerebbe quindi aumentare le imposte dirette e diminuire quelle indirette. Da non sottovalutare infine l’efficacia della diminuzione della spesa pubblica nella lotta contro l’inflazione. La riduzione di quest’ultima può essere attuata diminuendo la spesa corrente (interessi passivi o salari) e/o riducendo la spesa in conto capitale (costruzione di opere pubbliche).
 
Nessuno pensi la lotta all’inflazione non comporti costi sociali, fra tutti una maggiore disoccupazione. Come noto, esiste infatti una relazione inversa tra i due fenomeni: se l’inflazione aumenta, la disoccupazione tende a diminuire e viceversa (vedi Phillips). Quindi se si vuole ridurre l’inflazione occorre accettare un aumento della disoccupazione. Viceversa, se vogliamo diminuire la disoccupazione occorre tollerare un aumento generale dei prezzi.
 
Quale strategia seguire per gli investimenti? Nelle fasi di elevata incertezza economica che causa elevata volatilità dei mercati, è importante costruire il portafoglio avendo ben chiari i propri obiettivi, sia in termini di rischio/rendimento sia in termini temporali, in modo da non subire il mercato in modo pro-ciclico. In questo momento riteniamo che occorra occuparsi più del rischio che del rendimento, in modo da mettere al riparo il portafoglio di lungo periodo da shock esterni. Riteniamo quindi corretta una strategia bottom up che vada a privilegiare i titoli di quelle società che producono cassa, hanno una redditività mediamente superiore a quella del proprio settore di riferimento e sono leader nel mercato nel quale operano.
358 views18:02
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2022-09-01 17:13:44 Lunedì 5 settembre 2022 borse chiuse a causa del Labor Day:
New York Stock Exchange (NYSE)
NYSE MKT (AMEX)
NYSE Arca
NASDAQ
CBOE
CME (aperto fino alle. 19:00 CET)
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Canadian Securities Exchange
395 viewsedited  14:13
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2022-08-31 09:13:18 Questi due fattori hanno inoltre permesso all’economia Italiana di mantenere una crescita economica significativa (almeno fino ad ora) e di sostenere un debito pubblico altrimenti ingestibile. Va de se che solo un continuo percorso di crescita può consentire all’Italia di diminuire senza traumi sociali (vedi Grecia) il rapporto debito/PIL. Le imprese sono lo strumento per generare questa crescita e per questo motivo devono essere sostenute e difese perché possano restare competitive nel mondo.
 
Non esistono tuttavia pasti gratis (diceva Friedman) e in cambio del sostegno le imprese devono aiutare lo Stato nelle politiche di inclusione sociale e difesa dei redditi più bassi. L’agenda del nuovo governo, qualunque esso sia, crediamo sia tutta qui (le cose da fare non hanno colore): sostegno all’innovazione e alla competitività, politiche ambientali e di decarbonizzazione ragionate, inclusione sociale e difesa dei più deboli. Il sentiero è sicuramente stretto, ma lo si può percorrere e consentire all’Italia di affrontare l’autunno che verrà.
 
460 views06:13
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2022-08-31 09:13:17 Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvibile (J.M. Keynes).
 
Tasso di disoccupazione delle Germania di agosto in uscita alle 9:55 (stima 5,5% contro 5,4% di luglio), prezzi al consumo dell’Europa YoY di agosto alle 11:00 (stima 9% contro 8,9% di luglio), occupati ADP USA di luglio alle 14:15 (stima 200k contro 128k di giugno), PMI Chicago di agosto alle 15:45 (stima 52,1 punti, invariato rispetto a luglio) e scorte di petrolio WoW USA (stima -0,93 mln di barili contro -3,28 mln della scorsa settimana). Dati Europei (fiducia imprese, consumatori e economia) di ieri leggermente inferiori alle aspettative, così come sostanzialmente in linea sono risultati i prezzi al consumo della Germania. Meglio delle stime invece la fiducia dei consumatori USA di agosto (103,2 punti contro 97,9 la stima).
 
Ci siamo interrogati sull’autunno che verrà in USA e in Europa. Vediamo più da vicino che cosa si prospetta per l’Italia. Siamo un’economia a forte contenuto di esportazioni e quindi il legame con il resto del mondo è molto importante. Ci sono tuttavia alcune particolarità positive e negative del nostro Paese che rendono le prospettive più incerte rispetto al resto dell’Europa. Tra le prime, sicuramente la crescita economica che nel 2Q22 è stata molto forte (+1%) e consente all’Italia di guadagnare la prima posizione per crescita tra i paesi industrializzati nel periodo 4Q20 – 2Q22: Italia 7,6% Francia 5,4%, Germania 2%. Il nostro paese è in grado quindi di affrontare il 2H22 sulla scia di un’importante performance, ulteriormente sostenuta dai dati molto favorevoli del settore turistico. Il punto negativo deriva invece dall’incertezza delle misure di politica economica che verranno assunte dal nuovo governo (anche perché in gioco ci sono 190 miliardi del PNRR). L’orientamento legato all’export lega a doppio filo l’Italia all’andamento delle altre economie, in particolare quelle della Germania e quella USA. La prima sembra presentare la situazione più critica: forte dipendenza dal gas russo e modello di sviluppo basato in larga parte sull’interscambio con l’Asia, afflitta dalle strozzature delle supply chain, la forte contrazione dei consumi e la produzione industriale in difficoltà. Dopo due decenni di primato e di notevoli performance l’economia tedesca appare oggi più come il vagone di coda dell’economia europea, tanto da spingere il governo tedesco, forte anche di un rapporto debito/PIL post covid al 69% (in Italia è il 152%) a politiche fiscali fortemente espansive e mai viste prima nel tentativo di evitare la recessione.
 
Il secondo, gli USA, dopo la forte crescita del 2021 (+6,2%) stanno sperimentando un deterioramento di trimestre in trimestre tanto da indurre il FMI a stimare una crescita per il 2022 pari al 2%. La causa principale del rallentamento è l’inflazione, la più alta da 40 anni, che numerosi osservatori dicono essere ben più alta del dato ufficiale del 9%. Si tratta tuttavia di un’inflazione diversa da quella europea, causata dai prezzi dell’energia, dovuta alla domanda creatasi a seguito delle enormi iniezioni di liquidità degli scorsi anni. Le politiche restrittive della FED per raffreddare la crescita dei prezzi avranno, come appare ormai scontato, effetti negativi sulla crescita di breve periodo. Da non sottovalutare le elezioni di mid term che avvengono in un quadro di profonda lacerazione politica e che rischiano di essere negative per Biden.
 
Che cosa significa questo per l’Italia? Con gli USA e la Germania in recessione (e aggiungiamo pure la Cina in forte rallentamento), non si preannunciano certo tempi di vacche grasse. Il mix di politiche keynesiane di sostegno alle famiglie e alle imprese (35 miliardi solo negli ultimi sei mesi) e di straordinaria tenuta dell’industria Italiana, consentono comunque all’Italia di essere tra i primi cinque paesi al mondo per scambi della bilancia commerciale (capacità imprenditoriale e flessibilità che tedeschi e francesi ci invidiano).
420 views06:13
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2022-08-29 14:23:37 https://it.cointelegraph.com/news/bitcoin-infringe-il-suo-trend-dopo-le-parole-di-powell
537 views11:23
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2022-08-29 11:27:06 Buongiorno, dopo la sosta estiva oggi riprendono alcune attività di vantaggiosleale.

Non sempre le politiche neo-liberali sono le ricette migliori (J. Stiglitz)

Nessun dato significativo in uscita oggi. Non si può certo dire che i mercati abbiano apprezzato le parole di Powell. Dopo diversi giorni di attesa, Powell ha chiarito nuovamente che la Banca centrale userà in modo vigoroso tutti gli strumenti a sua disposizione per stroncare l’inflazione, anche se ci saranno alcune sofferenze per l’economia. In altre parole, ha messo chiaramene in conto una possibile recessione (non che gli analisti non se ne fossero già accorti). I mercati, messi di fronte all’aggressività della FED, non hanno potuto che prenderne atto accelerando le perdite sul finale di seduta, eurozona compresa (lo spread dell’Italia ha raggiunto 230 bp). Se il l’inflazione core di luglio in leggera contrazione aveva lasciato sperare in una FED meno falco a settembre, dopo le parole di Powell gli analisti sono convinti che la Banca centrale invece manterrà un approccio aggressivo contro l’inflazione, whatever it takes.



Nel corso dell’ultimo meeting di luglio i membri del FOMC avevano convenuto sull’opportunità di continuare ad aumentare i tassi, anche se avevano segnalato una maggiore cautela sul ritmo dei futuri rialzi: ciò significa che non è ancora stata presa la decisione se aumentare di 50 bp o 75 bb il prossimo 21 settembre, nonostante ci sia ampio consenso sul fatto che i tassi dovrebbero raggiungere livelli tali da rallentare la crescita dell'economia per frenare investimenti, spese e assunzioni. L’attuale livello dei tassi è in una zona che gli economisti si aspettano non accelererebbe nè rallenterebbe la crescita quando questa è ben bilanciata, definibile zona neutra. Chiaro che però se l’inflazione è così elevata e il mercato del lavoro è così stretto, la banca centrale non può fermarsi alla zona neutra, ma occorre una stretta maggiore fintanto che l’inflazione non stazioni ad un livello ritenuto corretto (2% secondo la FED), portando nel frattempo il sistema economico in recessione (ovvero una situazione non bilanciata).



Sullo scenario (più quello Europeo che USA) continua a pesare anche la crescita del prezzo del gas che ha fatto segnare la scorsa settimana un nuovo record a 331 euro (348 il contratto con consegna a novembre), che sicuramente non lascia ben sperare per una flessione dell’inflazione. Il problema, come noto, è che sulla crescita dei prezzi dell’energia (inflazione da costi), le banche centrali hanno le armi spuntate. La speranza è che il prezzo dell’energia scenda per effetto della minore domanda indotta dalla recessione, anche se con l’inverno alle porte e una guerra in corso, l’elasticità del prezzo alla domanda potrebbe cambiare radicalmente rispetto al passato.
532 views08:27
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2022-08-08 20:14:13 https://it.cointelegraph.com/news/bitcoin-rimane-in-zona-24000
1.0K views17:14
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2022-08-04 10:04:52 In economia, gran parte della saggezza consiste nel sapere che non sai (J.K. Galbraith).
 
Richiesta sussidi alla disoccupazione in USA WoW (stima 255k contro 256 k della scorsa settimana). I dati Europei usciti ieri (PMI composito e servizi) sono leggermente migliori delle aspettative, mentre le vendite al dettaglio si sono rivelate decisamente peggiori (-3,7% contro -1,7% atteso). Sostanzialmente in linea con le attese PMI e ISM manifatturiero USA.
 
Diverse volte ci siamo soffermati sull’enorme debito privato accumulato dalle famiglie americane (household debt), pari alla fine di giugno a 16,15 trilioni di dollari, ovvero ml’80% circa del PIL (in Italia è circa il 43%) e di come questo potesse condizionare la ripresa economica. L’eccesso di debito del settore privato diventa sempre meno sostenibile soprattutto alla luce di due trimestri di riduzione del PIL e rende necessario ridimensionare la leva finanziaria. Gli stimoli e gli aiuti fiscali governativi hanno effetti diversi sulle dinamiche del moltiplicatore fiscale e monetario e suggeriscono che le attuali aspettative di crescita della FED per il 2022 e 2023 potrebbero essere sopravvalutate.
 
In altre parole, se l’economia non recupera i tassi di crescita in linea con le attese, la domanda interna potrebbe non essere in grado di fornire il supporto necessario per compensare la riduzione delle politiche fiscali (fare spesa pubblica a ritmi del 25% del PIL all’anno è chiaramente insostenibile nel lungo periodo). Il risultato finale sarebbe una doppia caduta del PIL e una nuova recessione, nella quale però la politica monetaria dei tassi a zero non avrebbe più alcuna efficacia (trappola della liquidità) e dal quel momento ogni riduzione degli stimoli e/o aiuti fiscali avrebbero un impatto negativo sulla crescita.
 
A quale rischio è esposta l’economia USA? Il rischio è che il settore privato, avendo accumulato una grande quantità di debiti, taglia le spese e per questa via determina una forte flessione della domanda e degli investimenti privati spingendo l’economia verso la recessione o peggio la stagflazione. Da un lato agiscono infatti forze reflazionistiche messe in atto dal settore pubblico (QE e politica fiscale), ma dall’altro agiscono invece forze deflazionistiche messe in atto dal settore privato (riduzione del debito) che controbilanciano le prime. Il risultato finale sarebbe un ristagno economico con una inflazione resiliente (vedi il Giappone negli anni ’90). Le politiche della FED è probabile che confermino tassi reali negativi ancora per diverso tempo. Ma nel lungo periodo questa situazione trasformerà il dollaro in una divisa di carry trade (destino già vissuto dallo Yen negli ultimi 15 anni). I tassi reali a zero o non bastano più, occorre un’economia che cresce per uscire dall’impasse.
 
I mercati, almeno nella fesa iniziale, potrebbero reagire in modo positivo al calo dell’inflazione dovuto alla recessione (l’inflazione è causa ed effetto della sua stessa riduzione), ma la recessione e/o la stagnazione economica potrebbe rendere il debito in circolazione non ripagabile e questo sarebbe la miccia che accenderebbe quella che si chiama balance sheet recession.
 
In questa situazione e in un’ottica di lungo periodo, riteniamo che l’oro (del quale abbiamo discusso in precedenza) così come gli altri metalli preziosi, rimarrebbe un asset importante per la salvaguardia degli investimenti.
1.2K views07:04
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2022-08-03 08:21:54 Se c’è un paese al mondo destinato a soppiantare il ruolo degli Stati Uniti nell’economia globale, questo paese è la Cina (T. Fishman)
 
PMI composito di luglio dell’Europa in uscita alle 10:00 (stima 49,4 punti contro 52 di giugno), vendite al dettaglio di giugno dell’Europa MoM alle 11:00 (stima 0,1% contro 0,2% di maggio), PMI servizi USA di luglio (stima 47 punti contro 52,3 giugno) e PMI composito di luglio alle 15:45 (stima 47,5 punti contro 52,3 di giugno) e ISM non manifatturiero di luglio (stima 53,5 punti contro 55,3 di giugno).
 
Negli ultimi giorni sono tornati alla ribalta i problemi tra USA e Cina legati all’isola di Taiwan (nel commento del 25 luglio avevamo messo in conto questa eventualità). I problemi di Taiwan con la Cina nascono nel lontano 1949, dopo la vittoria dei comunisti di Mao Zedong e la sconfitta dei nazionalisti di Chiang Kai-Sheck che si rifugiarono sull’isola di Taiwan. Nei primi anni ’70, grazie al lavoro di Kissinger e all’apertura di Mao, gli USA riconobbero come legittimo il governo di Pechino lasciandosi però aperta una porta strategica, ma molto ambigua (Taiwan Relactions Act del 1979 approvato dagli USA): gli USA forniscono aiuti militari a Taiwan ma non si impegnano ufficialmente a difenderla se venisse attaccata dalla Cina Popolare (non dice tuttavia cosa farebbe in una tale eventualità). Tra l’altro, la guerra civile tra la Cina e Taiwan si è fermata solo formalmente con la firma del trattato di pace, ma i due paesi sono tecnicamente ancora in stato di guerra.
 
Abbandonare Taiwan al proprio destino equivarebbe a riconoscere che gli USA hanno ceduto il controllo nell’area del Pacifico alla Cina e credo che la visita della Pelosi serva proprio a ribadire questo. Potrebbe non essere un caso che i rapporti si irrigidiscano proprio in concomitanza con le elezioni di mid term che potrebbero indebolire Biden. Ovviamente Pechino ha sempre sostenuto che Taiwan è parte integrante della Cina e presto o tardi verrà riunificata (il presidente vorrebbe entro il 2049, centenario della nascita della Repubblica Popolare Cinese).
C’è un’altra guerra che il mondo sta combattendo: quella tra Ucraina e Russia. La domanda è: se l'Occidente continuerà ad aiutare l'Ucraina a resistere, questo potrebbe diventare un deterrente anche per un'operazione militare cinese contro Taiwan? Non abbiamo ovviamente la risposta, ma crediamo che difficilmente gli USA assisterebbero ad un attacco cinese contro Taiwan senza rispondere in qualche modo.
 
Un’escalation della tensione tra Cina e USA potrebbe far soffrire i mercati? La risposta qui è più facile: si. La via è quella del premio per il rischio. Un incremento della rischiosità complessiva richiede un maggior rendimento che, a parità di tutte le altre condizioni, può essere soddisfatto solamente comprando a prezzi più bassi. Sicuramente la diversificazione metterebbe al riparo il portafoglio dal rischio specifico ma non da quello sistematico, che sarebbe interamente sopportato.
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