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2023-03-23 11:30:14 Ieri Powell ha deciso di aumentare i tassi di 25 bp e incrementando l’intervallo di riferimento ora fissato in un intervallo compreso tra il 4,75% e il 5%. Nonostante le scosse di assestamento del sistema bancario regionale, Powell ha scelto di continuare a dare priorità alla lotta alla crescita dei prezzi. Il rialzo non ha colto alla sprovvista i mercati finanziari che negli ultimi giorni sembrano avere goduto di un allentamento dello stress finanziario. La crisi delle banche regionali ha comunque scongiurato il rialzo di 50 bp, dato per scontato dai mercati solo due settimane fa.
 
La FED ha inoltre rivisto leggermente al ribasso le stime di crescita per il 2023 e il 2024 rispettivamente al +0,4% e al +1,2%. Il tasso di disoccupazione è atteso quest'anno al 4,5% (il dato di febbraio è pari al 3,6%)
 
L’aumento di ieri porta a 475 bp complessivi il rialzo dei tassi negli ultimi 12 mesi (mai accaduto negli ultimi 50 anni). E questo spiega in parte lo stress finanziario che alcune banche hanno dovuto gestire.
 
Ci sembra comunque abbastanza scontato che la crisi delle banche regionali rallenterà l’attività economica e per questa via anche l’inflazione (lo ha detto chiaramente anche Powell). Il punto è capire la dinamica del rallentamento. Il legame tra un singolo aumento di un quarto di punto e il percorso futuro dell'inflazione è piuttosto tenue, il che significa che la FED è attesa aumentare i tassi anche nelle prossime riunioni.
 
Secondo quanto emerge dalle dot-plot della FED, il 2023 dovrebbe chiudersi con tassi di interesse medio al 5,1%, mentre nel 2014 dovrebbe scendere al 4,3%. Questo significa che entro luglio potrebbero esserci almeno altri due aumenti dei tassi di un quarto di punto ciascuno. Powell ha usato parole diverse, dicendo che “ulteriori rialzi dei tassi di interesse potrebbero essere appropriati”. In altre parole, riteniamo che la FED sia comunque intenzionata ad aumentare i tassi per ridurre l'inflazione. Oltre alle ragioni macro economiche tangibili, crediamo che Powell e con lui la maggior parte dei membri del FOMC, non vogliano che la loro eredità sia il fallimento nel portare l'inflazione al di sotto dell'obiettivo del 2%.
 
I mercati sembrano pensarla in modo diverso dalla FED. Se a gennaio i mercati erano convinti che la FED cominciasse a diminuire i tassi nell’ultimo trimestre dell’anno, ora sembrano invece credere che la crisi sia peggiore di quanto sembri al momento. Dopo l’aumento di ieri di 25 bp i mercati sembrano infatti ora aspettarsi che la FED diminuirà i tassi a partire dal terzo trimestre a seguito dell’attesa di una recessione scatenata dal cocktail di turbolenza bancaria, rallentamento dell’economia e passati aumenti dei tassi.
 
Ma ci sono ragioni economiche per cui la FED dovrebbe almeno fermarsi nell’aumentare i tassi?. Ne abbiamo trovate almeno quattro:
• La crisi bancaria sta facendo il lavoro della FED. Con le banche regionali che devono affrontare un aumento dei prelievi dei clienti, le banche sono chiamate ad inasprire ulteriormente i loro standard di prestito, rendendo più difficile per i consumatori e le imprese ottenere credito. È molto probabile che questo danneggi la crescita economica e riduca l'inflazione e quindi la FED non debba aumentare i tassi di così tanto. Riteniamo che l’inasprimento delle condizioni del credito possano equivalere ad un aumento da un quarto a mezzo punto del tasso della FED;
 
• Le turbolenze bancarie si sono attenuate, non sono scomparse del tutto. I clienti hanno trasferito denaro dalle banche ai fondi del mercato monetario. Ma la scorsa settimana le banche hanno ottenuto un prestito record di US 153 miliardi grazie alla finestra di sconto della FED (rispetto ai US 4,6 miliardi della settimana precedente). La nuova linea di prestito della FED è stata utilizzata per circa 12 miliardi di dollari. Il prestito suggerirebbe che le banche potrebbero cercare finanziamenti per coprire maggiori prelievi o si stanno preparando per questa possibilità.
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2023-03-22 16:07:11 Wall Street Caffé 22/3/2023
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2023-03-21 23:04:05 E per chi se la fosse persa..

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2023-03-21 21:01:41 Questa sera, martedì 21 marzo alle ore 20.00


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2023-03-21 14:48:04 Wall Street Caffé 21/3/2023
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2023-03-21 11:54:26
L'immagine di oggi, dopo la dichiarazione negli Usa di esser pronti a garantire tutti i depositi bancari, quindi stiamo parlando di circa 17mila miliardi di dollari, non può che essere questa
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2023-03-21 08:48:37 Nell’Eurozona, i limitati effetti di ricaduta hanno portato i mercati a scontare ora +50pb dai +125pb di rialzo dei tassi previsto una settimana fa.
 
Come era prevedibile, i movimenti del mercato hanno portato ad un rialzo generalizzato dei rendimenti nella parte breve della curva e ad un ribasso nella parte a lunga, scontando una minore crescita e minori aspettative di inflazione. Allo stesso tempo, le aspettative sui tassi ufficiali a breve termine sono ulteriormente diminuite.
 
Negli USA i mercati stanno ora scontando un pivot politico più aggressivo (ad es. la pendenza 10 anni-2 anni è aumentata da -110 punti base a -60 punti base, una mossa che tende ad essere associata a un imminente contesto recessivo). Parallelamente, la curva dell'Eurozona si è spostata verso il basso, suggerendo minori pressioni recessive. Utilizzando la stessa metrica, notiamo come la pendenza della curva tedesca è passata da -70bps a -50bps, segnalando la stessa traiettoria ma con molta meno intensità rispetto agli USA.
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2023-03-21 08:48:37 E’ vero che il fallimento di SVB è stato causato da scelte di gestione del rischio inadeguate. Dall’altra parte però evidenzia anche sfide che non solo macro economiche ma anche finanziarie, dovute alla politica monetaria restrittiva che di fatto ha eliminato la diversificazione (non è un caso che da diversi anni azioni e obbligazioni siano correlate positivamente). I rendimenti reali negativi di obbligazioni e azioni hanno infatti messo sotto pressione gli asset e la stretta quantitativa ha portato ad una contrazione dell'offerta di moneta, con conseguente maggiore concorrenza sui depositi.
 
SVB è stata l’epicentro di tutto questo: accettava depositi, se vogliamo molto scomodi, dalle start-up (che parcheggiavano i loro fondi di capitale di rischio) utilizzando il capitale delle parti correlate start-up per collateralizzare i prestiti e investire i fondi in eccesso in titoli garantiti da ipoteca per lo più a lunga scadenza, in un momento in cui la curva dei rendimenti si stava invertendo ancora di più, comprimendo quindi il loro margine di interesse netto. In questa situazione di squilibrio, tanto più rapidi sono gli aumenti dei tassi delle banche centrali per affrontare l'inflazione, tanto più gli assest rischiosi ne risentono (con conseguenti perdite non realizzate che hanno superato la loro base di capitale). Il ritiro dei fondi dei depositanti (gran parte le start-up) è iniziato molto prima della corsa al ritiro dei depositi che ha finito per mettere in ginocchio SVB.
 
Sulla scia del fallimento di SVB, è presumibile che le banche diventeranno ancora più prudenti nella concessione dei prestiti. La risoluzione pianificata della SVB impone costi diretti su altre banche statunitensi. Nel breve termine le condizioni di finanziamento sono quindi destinate a restringersi ulteriormente nell'economia USA (e probabilmente anche in altri paesi) man mano che le banche aumenteranno gli standard per la concessione di credito al fine di salvaguardare le posizioni di liquidità.
 
Quali sono le possibili implicazioni per il settore bancario Europeo? Cominciamo con il dire che la salute del settore bancario europeo è notevolmente migliorata nell'ultimo decennio, attenuando di molto il potenziale effetto di ricaduta del fallimento di SVB. Se guardiamo alle maggiori banche dell’Eurozona, troviamo che il settore è oggi molto meglio di quanto non fosse nel 2015 grazie soprattutto ad una regolamentazione e supervisione più coerenti.
 
Qualche dato. I crediti deteriorati (NPL) netti sono scesi a meno di 3% del portafoglio prestiti (in calo rispetto ad oltre il 7% del 2015) mentre il coefficiente medio di Common Equity Tier 1 (CET1) è aumentato di oltre 2 punti percentuali (e ora si avvicina alla capitalizzazione dei peer statunitensi). Anche la liquidità è migliorata, con il Liquidity Coverage Ratio (LCR) che passa dal 125% del 2015 al 150% nel 2022, ben al di sopra del livello regolamentare minimo del 100%. Le principali banche USA sono però in media ancora più redditizie, con un ritorno sul capitale proprio (ROE) più elevato di circa 3 punti percentuali. E questo si vede anche nei prezzi di mercato, dove il rapporto prezzo-mezzi propri (P/BV) è stato costantemente più elevato negli USA rispetto alle banche Europee.
 
Che cosa significa tutto questo per i mercati finanziari? Come sempre accade, i mercati si sono mossi velocemente ridimensionando i prezzi di fronte ad un aumento del rischio e prezzando uno scenario che considera l'inflazione vischiosa nel breve termine man mano che le pressioni continuano ad aumentare. Nessuno prevede al momento una crisi finanziaria, ma è probabile che l'incertezza e la volatilità continueranno a guidare il mercato almeno nel breve periodo.
 
Il terremoto della SVB ha portato ad un completo riprezzamento del percorso della FED atteso per il 2023: i mercati ora si aspettano che i Fed funds rimangano sostanzialmente invariati nel 2023 (solo una settimana fa l’aspettativa indicava + 100 bp).
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2023-03-20 19:32:31
5 anni fa il CEO Credit Suisse definì #bitcoin una bolla

Da allora Bitcoin è salito del 318% mentre Credit Suisse è stato venduto per circa 1/5 della capitalizzazione di Dogecoin
https://twitter.com/iiicapital/status/1637847868273721345?s=46&t=fIkDSb5waBTm2mV4aRqIkg
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2023-03-19 22:18:03 BREAKING NEWS
UBS compra CS per circa 2 miliardi di franchi svizzeri

UBS, una delle principali banche svizzere, ha acquisito Credit Suisse (CS) in una transazione del valore di circa 2 miliardi di franchi svizzeri. Questa operazione di fusione si traduce in una maggiore presenza nel mercato finanziario e in un rafforzamento della posizione di UBS nel settore bancario.

La Banca Nazionale Svizzera (BNS) si è impegnata a fornire una liquidità di 100 miliardi di franchi svizzeri, al fine di garantire la stabilità del sistema finanziario durante il processo di acquisizione. Questo sostegno da parte della BNS è cruciale per assicurare un passaggio senza intoppi e per mantenere la fiducia degli investitori e dei clienti delle due banche coinvolte.

Parallelamente, il Governo svizzero si è attivamente impegnato ad adottare misure normative per impedire o, in alternativa, rendere irrilevante il potere decisionale degli azionisti di UBS riguardo all'acquisizione di Credit Suisse. Questo intervento governativo mira a facilitare la fusione tra le due banche e a garantire che l'operazione proceda senza ostacoli legali o burocratici, assicurando così un esito positivo per tutte le parti coinvolte.
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